6.7.13

Il ciclo

Purtroppo al giorno d'oggi il ciclo mestruale da molte donne è vissuto come un'esperienza nel migliore dei casi scomoda, nel peggiore addirittura dolorosa e assolutamente indesiderata. In molte tribù antiche, invece, il momento delle mestruazioni era considerato di estremo valore, non solo per le donne ma anche per l'intera comunità: in quella fase le donne si dedicavano ad attività creative, rilassanti e riposanti, mentre coloro che dovevano prendere importanti decisioni per la vita collettiva si recavano da loro per chiedere consiglio. Si pensava, infatti, che durante il ciclo si potesse entrare in contatto con le forze misteriose dell'universo e con le leggi fondamentali che lo regolano, dunque le donne mestruate erano ritenute "più sagge dell'ordinario", per così dire. Ovviamente, piuttosto che "si pensava", sarebbe più corretto dire che "si era consapevoli"! Il pensiero degli antichi, infatti, corrisponde a una pura verità oggigiorno accolta con estrema difficoltà.
Come mai?

La saggezza femminile passa attraverso gli "universi" femminili: l'inconscio, l'irrazionale, l'emotivo, l'oscuro, l'imponderabile. In società che temono tutto ciò, abitate da una miriade di esseri umani che anelano a costruire un mondo alieno invece che terrestre, l'obiettivo (evidente o nascosto) spesso è sradicare tali luoghi dell'essere, rincorrendo un ideale robotico, tecnologico, freddo, basato sulla razionalità e sul controllo totali.
Si tratta di una direzione assolutamente sbagliata, in senso non morale ma universale: siamo esseri UMANI che dimorano sulla TERRA. Se cerchiamo di estirpare le nostre radici più profonde, ci alieniamo e cominciamo a credere negli ALIENI (da alienus: altro, lontano da sé, ignoto, diverso, sconosciuto), se non addirittura a pensare di ESSERE degli alieni! Ciò non è altro che il frutto dell'ALIENAZIONE dalla nostra vera natura, una proiezione mentale della lontananza dalla nostra vita terrestre, l'unica che abbiamo.

Il ciclo ci riporta sul pianeta Terra, in connessione profonda con i ritmi della natura, con le onde circolari e ripetitive cui apparteniamo, con una magica eternità che rischiamo di dimenticare. Attraverso le mestruazioni sviluppiamo la consapevolezza del frutto che nasce, cresce, matura e poi muore, si disintegra per nascere di nuovo, all'infinito. In questa preziosissima esperienza abbiamo modo di comprendere, non solo con l'intelletto ma anche con il corpo, che è questo l'universo di cui facciamo parte: fisico, naturale, ciclico, pregno di intuizioni, immagini, simboli ed emozioni - e che è proprio questa la vita, non l'essere sempre veloci, efficienti, ripetitivi e frenetici.
È ovvio (lo dico sia per le donne che per gli uomini che ci convivono): con il ciclo bisognerebbe ritagliarsi delle giornate su misura, in cui poter stare raccolte, tranquille, calme e rilassate, in cui potersi dedicare al mondo interno invece che a quello esterno. Non si dovrebbe prendere il sole, camminare troppo nè fare addominali, figuriamoci portare le buste della spesa o guidare per 100 km! In questo modo passerebbero i dolori, si eviterebbero medicinali dannosi per la salute e si vivrebbe questo momento in modo pieno, piacevole e cotruttivo.
Tale aspetto rende noi donne diverse dagli uomini: non possiamo essere attive e produttive tutti i giorni allo stesso modo, per 5/6 giorni al mese siamo presenti nel mondo in una maniera differente, assai importante e basilare delle altre.
Chissà, forse è così per tutti, anche per gli uomini: forse la vita delle 8 ore di lavoro al giorno, 11 mesi all'anno, sempre uguali senza cambi di programma e momenti di ozio, senza la libertà di aprire gli occhi la mattina e sentire com'è meglio trascorrere la giornata, semplicemente non è a misura d'uomo, ma di robot... Chissà...

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